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La VI Giornata nazionale di Analisi Non Standard per la scuola superiore si è svolta a Lucca l’1 Ottobre 2016 ed ha visto la partecipazione di oltre 70 insegnanti provenienti da varie parti di Italia.
Si sono tenute 4 conferenze plenarie su aspetti generali di Analisi Non Standard, funzionali all’insegnamento. Il Prof. Sisto Baldo (Univ. Verona) ha proposto riflessioni sulla possibile convivenza di analisi “standard” e analisi “nonstandard”; il Prof. Vieri Benci (Univ. di Pisa) ha illustrato alcune recenti ricerche sul concetto di continuo euclideo; l’intervento del Prof. Ruggero Ferro (Univ. Verona), un pioniere nella didattica dell’Analisi Non Standard in Italia, si è concentrato su alcune rilevanti nozioni dell’analisi non riducibili ad una trattazione classica; il Prof. Richard O’Donovan, gradito ospite straniero, ha illustrato un originale approccio che sta sperimentando con successo da oltre dieci anni presso il College André-Chavanne di Ginevra.
All’interno della Giornata hanno poi avuto spazio 7 laboratori tenuti dai Proff. Sergio Casiraghi, Andrea Centomo, Riccardo Dossena, Achille Maffini, Lucia Rapella, Daniele Zambelli, Roberto Zanasi. I temi di questi laboratori hanno riguardato diverse esperienze didattiche “sul campo” che si sono sviluppate in scuole superiori in Italia ormai da diversi anni. Sono poi seguiti interessanti confronti e dibattiti con i molti docenti presenti.
L’incontro è stato organizzata dal CAFRE - Centro per l’Aggiornamento, la Formazione e la Ricerca Educativa dell’Università di Pisa, in collaborazione con
il Piano Lauree Scientifiche dell’Università di Pisa e con il GFMT - Gruppo di Formazione Matematica della Toscana "Giovanni Prodi”.
Comitato organizzatore: Proff. Luisa Prodi e Sabina Sarti del Liceo Dini di Pisa, prof. Franco Favilli per il CAFRE. Consulenti scientifici: Proff. Ruggero
Ferro e Bruno Stecca. Questo libro con gli atti del convegno è stato curato dai Proff. Bruno Stecca e Daniele Zambelli.
Il successo di questa sesta edizione e l’entusiasmo dimostrato dai partecipanti, lascia intravedere interessanti potenzialità sullo sviluppo dell’uso diretto di quantità infinitesime ed infinite, e più in generale dell’analisi non standard, nell’insegnamento nelle scuole superiori.
Marzo 2017
Il responsabile scientifico
Mauro Di Nasso.
•
Indice
IndicePresentazione
1 I Numeri Euclidei 1
2 Aspetti non standard non riconducibili ad una trattazione classica 11
3 Teaching analysis with ultrasmall numbers 29
4 Analisi Standard ed Analisi Non Standard: Una convivenza possibile 45
5 Quanto didattica della NSA: svolgimenti e coinvolgimenti in classe virtuale 53
6 Quale matematica per il terzo anno di un liceo a vocazione non scientifica? 71
7 Il mondo iperreale attraverso i microscopi ottici 83
8 Insegnamento dell’Analisi in termini di ordini di grandezza 101
9 Funzioni di due variabili 109
10 Confronto tra dimostrazioni standard e non standard 119
•
Autore
Paolo BonavogliaPaolo Bonavoglia è nato a Roma nel 1950. Laureato in matematica ha insegnato Matematica e Fisica nei licei classici e dal 1987 al 1994 Informatica industriale negli istituti tecnici. Dal 1994 insegna Matematicaal liceo classico Marco Foscarini di Venezia; è anche webmaster del sito del liceo, nel cui ambito ha curato gli ipertesti Eclissi e calendari e La crittografia da Atbash a RSA. Negli ultimi anni ha pubblicato sulla rivista Progetto Alice: Il ritorno dell'infinitesimo e L'analisi infinitesimale nel liceo classico - una sperimentazione dell'Analisi Non Standard. Ogni anno organizzata una giornata di studio sulla Analisi Non Standard.
24 VI giornata di studio NSA
Questo slogan coglie correttamente la nozione di limite: di fatto si può dimo-
strare abbastanza agevolmente che un certo numero è il limite nella nozione non
standard se e solo se lo è nella nozione cosiddetta εδ.
Questo slogan mostra anche tutta la complicazione della nozione oggi classica:
è un gioco competitivo a due in cui il secondo giocatore ha una strategia vincente
se il numero che si ritiene sia il limite lo è davvero.
Cioè, di fronte ad una sfida lanciata dal primo giocatore di avvicinare il risultato
più di una qualsiasi quantità reale prefissata, il secondo giocatore deve trovare dei
margini d’intervento tali che ogni azione scelta entro quei margini permetta di
superare la sfida.
È un problema del tipo “per ogni - esiste - per ogni” che si risolve facendo cor-
rispondere a un qualsiasi traguardo assegnato (per ogni distanza massima richiesta
dal limite) un opportuno livello d’impegno (esiste un intorno di c privato di c) in
modo che ogni azione fatta con almeno quell’impegno (per ogni valore dell’intorno)
porta a superare la prova.
In più bisogna partire dal traguardo richiesto per giungere a quanto ci si deve im-
pegnare, invece di partire dall’impegno assoluto per giungere al risultato raggiunto
in modo assoluto, come avviene con i metodi non standard.
Inoltre la tecnica “classica” permette solo di verificare che un certo numero
è il limite, ma non dice niente di come trovarlo. Al contrario la nozione con gli
infinitesimi porta direttamente a trovare il limite nel momento in cui si trascura il
trascurabile.
Tutte queste difficoltà della nozione “classica” derivano esattamente dal voler
rifiutare aprioristicamente gli infinitesimi.
In un certo senso si possono scusare i matematici dell’800 che, quando non era
ancora chiara la nozione di numero reale, pensavano di riottenere i risultati ottenuti
dall’analisi infinitesimale usando gli infinitesimi (reciproci di infiniti in atto) usando
solo l’infinito potenziale.
Ma verso la fine dell’800 ci si accorse che per dire correttamente cosa sono i
numeri reali bisognava usare l’infinito attuale nella forma della totalità dei naturali
(Cantor).
Quanti danni ha procurato Aristotele con la sua accettazione dell’infinito po-
tenziale e rifiuto di quello attuale: cioè è accettabile un processo che non termina
mai, ma non si può neppure concepire un qualcosa che ha infiniti elementi, ad
esempio tutti quelli del processo che non termina mai.
Come aveva già mostrato Zenone, la posizione aristotelica sull’infinito tiene solo
se si accetta che Achille non raggiungerà mai la tartaruga. Altrimenti o si rifiutano
entrambe le nozioni d’infinito, incluso quello potenziale, (accettando che non ci
siano processi che non terminano, e assumendo una posizione atomista senza con-
tinuità e senza triangoli equilateri) oppure si accettano entrambe, e dunque anche
quello attuale e la concepibilità di oggetti infiniti (e dei loro reciproci infinitesimi).
2. Aspetti non standard non riconducibili ad una trattazione classica 25
Poiché per sviluppare la matematica odierna bisogna comunque accettare l’infi-
nito attuale, oggi non si giustifica più l’enorme aumento di complicazione presentato
dalla trattazione standard introdotta prima ancora che sia indispensabile.
Così facendo si rende molto più difficile per gli studenti la comprensione di
quella parte di matematica che è opportuno acquisiscano.
Perché continuare a presentare la matematica come una disciplina inutilmente
così complicata da doverla odiare, quando, accettando di parlare d’infinitesimi,
diventa molto più naturale e piana?
Tutto ciò non vuol dire che non sia opportuno giungere anche alla nozione εδ
di limite e alle sue conseguenze, ma a suo tempo, forse alla fine dell’ultimo anno
delle superiori, se non dopo.
Di fatto, grazie agli infinitesimi, si lega la visione globale di processi con una
visione puntuale nell’infinitamente vicino a un certo punto, ma può essere utile
vedere il comportamento del processo nel “vicino”, visibile alla scala dei razionali,
di quel punto, e allo scopo è utile legare l’approccio “classico” a quello non standard.
2.15 Nozioni di infinito
Si osservi che la nozione d’infinito attuale soggiacente gli infinitesimi è diversa da
quella cantoriana.
Infatti, con gli infinitesimi, la nozione d’infinito, che è attuale, può essere evi-
denziata considerando quanti passi si devono fare se si volesse andare da un punto
A a un punto B, visibili sulla retta nella scala usuale, mediante passi di lunghezza
infinitesima. ×∞
ξ
A
A B
Facendo un numero finito di passi si rimane sempre infinitamente vicino ad A,
sicché per arrivare a B bisogna fare infiniti passi.
Bisogna accettare i numeri naturali infiniti (ipernaturali)
che contano tali passi!
Come immaginarsi tali numeri naturali?
Sono adatti a contare insiemi così grandi (infiniti) che prima di raggiungere
contando tutti gli elementi dell’insieme per forza si perde il conto.
26 VI giornata di studio NSA
Ma, dopo aver perso il conto, ci sono ancora elementi da considerare e se ne
può contare ancora uno in più di quelli cui si era giunti avendo perso il conto (cioè
passare al successore immediato del numero sconosciuto cui si era giunti), e poi un
altro ancora, e così via proseguendo con i numeri ipernaturali fino ad aver esaurito
gli elementi dell’insieme.
In questo processo si può perdere nuovamente il conto, e si può addirittura
perdere il conto di quante volte si è perso il conto.
Gli ipernaturali per raggiungere i quali si è perso il conto almeno una volta
vengono detti ipernaturali infiniti.
È evidente che la nozione d’infinito attuale introdotta con i numeri ipernatu-
rali è ben diversa dalla nozione cantoriana: questa considera infinito l’insieme dei
naturali che, come vengono intesi generalmente, sono singolarmente finiti, mentre
gli ipernaturali presentano singoli numeri che sono infiniti attuali.
2.16 Integrare entrambi i mondi
È opportuno che entrambe le nozioni d’infinito, sia standard che non standard, ven-
gano acquisite dagli studenti per raggiungere una matematica avanzata e poterne
disporre quando richiesto.
Ma questa non è la situazione normale degli alunni delle scuole secondarie
neppure quelle di secondo grado, nelle quali si può sviluppare con estremo rigore
tutta l’analisi matematica prevista nei programmi in modo naturale usando solo
metodi non standard, almeno inizialmente, includendo anche facili dimostrazioni
che siano esplicative e mostrino il significato di ciò che si fa.
Anche se è vero che ogni affermazione nel linguaggio dei reali si dimostra clas-
sicamente se e solo se si dimostra con i metodi non standard, in un linguaggio più
ricco i metodi non standard permettono di ottenere di più di quanto si raggiunge
con i metodi classici (Henson-Keisler), con modalità più semplici. Nella didatti-
ca scolastica non interessa tanto arrivare a più risultati molto avanzati, ma alla
semplicità della trattazione che può essere conseguita con metodi non standard.
Questi prevedono di accettare di concepire gli infinitesimi, la funzione parte
standard, e un predicato in più che indichi quando un elemento è o non è standard,
che non sono disponibili classicamente.
Così l’immediatezza, la facilità e la semplicità ottenute con i metodi non
standard non sono riducibili a una trattazione classica né ottenibili in questa.
BIBLIOGRAFIA 27
Bibliografia
[Atti NSA] Atti delle precedenti giornate nazionali di Analisi non Standard,
in www.shop.matematicamente.it
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[Ferro, 2010] Discreto e continuo. Nuova Secondaria, 2010-11
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[Goldoni, 2016] Il prof.APOTEMA insegna... (Collana),
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ilmiolibro.kataweb.it
[Guidotti, 2015] Il mondo iperreale e l’analisi non standard.
R.Guidotti
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[Guidotti, 2015] Il modello non standard dalla topologia all’analisi
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28 VI giornata di studio NSA
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[Van der Berg,Neves, 2007] The strenght of non
I.Van der Berg, D.Neves
standard analysis. Springer, 2007
3
Teaching analysis with ultrasmall numbers
1
Richard O’Donovan
Collège André-Chavanne
Geneva
Since the origins of analysis in the 17th century, mathematicians have hesitated
between the heritage of Newton and the heritage of Leibniz. The modern theory
is closer to Newton, but the notation is still very Leibnizian – think of what the dx
means at the end of an integral.
Many instructors refer to an intuition of infinitely small quantities – or arbitrarily
small values – to help students form a mental image when the limit is involved.
The concept of “really tiny” is much more potent than that of the limit. Then the
formalisation reverts to limits.
A rigorous theory of infinitesimals, known as nonstandard analysis, was deve-
loped by Robinson in the 1960s. Nelson and Hrbacek then separately provided
2
axiomatic approaches.
The theory used here is based on research by Péraire [2] and Hrbacek [1, 4]
and developed jointly with Lessmann and O’Donovan [5, 6, 7] in order to be usable
even at introductory level.
3.1 Introduction
The story has been the same for the last three hundred years: Newton or Leibniz?
3
For the definition of continuity at a point, which heritage do you prefer?
— assuming one masters the alternation of quantifiers:
− ⇒ |f −
> > a| < δ f < ε).
(∀ε 0) (∃δ 0) (∀x) (|x (a) (a)|
1 contact: rjodonovan@gmail.com
2 more recently; Benci, Forti and Di Nasso provided yet different axiomatisations [3].
3 We use the word “heritage” since the modern formulation does not go back beyond Bolzano,
Weierstrass, Dedekind et al. But this formulation can be considered to be more on Newton’s side
while infinitesimals are closer to Leibniz’ view. 29
30 VI giornata di studio NSA
or,
— assuming one has an understanding of “being ultraclose” noted by '
' ⇒ '
a f f
(∀x) (x (x) (a))
The second formula expresses that a continuous function preserves proximity.
At first view, what does the first formula express, if anything but bewilderment in
the beginner student’s eye?
When instructors realise that certain mathematics subjects are difficult to teach
and to learn, they usually turn to didactics to find solutions. These will use cle-
ver examples and methods which make the students explore the concepts. But
they will also introduce metaphors and mental images which (hopefully) should
lead to correct and rigorous mathematics. In the case of analysis or calculus, the
introduction is frequently done with a loss of rigour and some hand-waving.