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La cosa accese un notevole interesse per l'argomento e nel 2012 si tenne un secondo convegno sullo stesso tema a Modena. Ora la giornata di studio torna a Venezia per la sua terza edizione.
Obiettivo è sempre quello di far conoscere questo approccio all'analisi matematica che Kurt Gődel, da molti considerato il massimo matematico del XX secolo, aveva sin dal 1973 indicato come l'analisi del futuro.
La profezia di Gődel non si è ancora avverata, ma appare particolarmente valida sotto l'aspetto didattico; la NSA infatti consente un approccio nuovo rispetto a quello standard alla maniera di Cauchy e Weierstrass che impone il lungo e macchinoso preambolo dei limiti per arrivare a definire le due operazioni fondamentali dell'analisi, le derivate e gli integrali.
Questa terza giornata è stata dedicata in particolar modo all'integrale, operazione basilare anche in Fisica e Ingegneria, che nei programmi liceali è relegata all'ultimo posto e spesso ridotta a pochi “cenni” o addirittura “tagliata” per motivi di tempo.
L'organizzazione della giornata è stata curata dagli studenti Alvise Dolcetta e Giacomo Zamprogno (3B), Oscar Cipolato (3A) che ha fatto da guida al Museo Traversi, Maria Vittoria Buiatti e Pietro Haas (4CE), Lucia Albano (2AO) ai quali va il mio più sentito ringraziamento.
•
Indice
Presentazione 3La formula di sostituzione negli integrali
di Giorgio Goldoni 5
Primi passi tra gli integrali
di Paolo Bonavoglia 16
Termodinamica ed NSA
di Andrea Centomo 33
Analisi degli errori sulla frontiera e NSA
di Sergio Casiraghi 39
Legge oraria e velocità istantanea, il ruolo degli infinitesimi
di Pietro Cacciatore 58
Poster del convegno 67
•
Autore
Paolo BonavogliaPaolo Bonavoglia è nato a Roma nel 1950. Laureato in matematica ha insegnato Matematica e Fisica nei licei classici e dal 1987 al 1994 Informatica industriale negli istituti tecnici. Dal 1994 insegna Matematicaal liceo classico Marco Foscarini di Venezia; è anche webmaster del sito del liceo, nel cui ambito ha curato gli ipertesti Eclissi e calendari e La crittografia da Atbash a RSA. Negli ultimi anni ha pubblicato sulla rivista Progetto Alice: Il ritorno dell'infinitesimo e L'analisi infinitesimale nel liceo classico - una sperimentazione dell'Analisi Non Standard. Ogni anno organizzata una giornata di studio sulla Analisi Non Standard.
Analisi non standard nelle scuole superiori 3
Presentazione
Il 20 novembre 2011 si teneva a Venezia nei locali del Convitto
“Marco Foscarini” una giornata di studio sull'uso didattico dell'Analisi
Non Standard nelle scuole superiori che, nata nell'ambito della lista
Cabrinews, voleva mettere a confronto alcune esperienze di
insegnamento dell'analisi nelle scuole superiori che seguono in
maggiore o minore misura l'approccio NSA.
La cosa accese un notevole interesse per l'argomento e nel 2012 si
tenne un secondo convegno sullo stesso tema a Modena. Ora la
giornata di studio torna a Venezia per la sua terza edizione.
Obiettivo è sempre quello di far conoscere questo approccio
all'analisi matematica che Kurt Gődel, da molti considerato il massimo
matematico del XX secolo, aveva sin dal 1973 indicato come l'analisi
del futuro.
La profezia di Gődel non si è ancora avverata, ma appare
particolarmente valida sotto l'aspetto didattico; la NSA infatti consente
un approccio nuovo rispetto a quello standard alla maniera di Cauchy
e Weierstrass che impone il lungo e macchinoso preambolo dei limiti
per arrivare a definire le due operazioni fondamentali dell'analisi, le
derivate e gli integrali.
Questa terza giornata è stata dedicata in particolar modo
all'integrale, operazione basilare anche in Fisica e Ingegneria, che nei
programmi liceali è relegata all'ultimo posto e spesso ridotta a pochi
“cenni” o addirittura “tagliata” per motivi di tempo.
L'organizzazione della giornata è stata curata dagli studenti Alvise
Dolcetta e Giacomo Zamprogno (3B), Oscar Cipolato (3A) che ha fatto
da guida al Museo Traversi, Maria Vittoria Buiatti e Pietro Haas (4CE),
Lucia Albano (2AO) ai quali va il mio più sentito ringraziamento.
4 III Giornata di studio
. 40 anni fa
This state of affairs should prevent a rather common misinterpretation of
Non-standard Analysis, namely the idea that it is some kind of extravagance or
fad of mathematical logicians. Nothing could be farther from the truth. Rather
there are good reasons to believe that Non-standard Analysis in some version or
other, will be the analysis of the future.
Questo stato di cose dovrebbe metterci al riparo dal un
fraintendimento piuttosto comune dell'analisi non-standard, e cioè
l'idea che si tratti di una qualche sorta di stravaganza o mania dei
logici-matematici. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità.
Piuttosto ci sono buone ragioni per credere che in una forma o in
un'altra la NSA sarà l'analisi del futuro.
Kurt G ő
del, Princeton, marzo 1973
Analisi non standard nelle scuole superiori 5
La formula di sostituzione negli integrali
di Giorgio Goldoni
1 INTRODUZIONE
Nell'analisi con gli infinitesimi è possibile restituire al simbolo di
integrale la dignità di espressione formata da una somma infinita di
prodotti infinitesimi e non si è costretti a doverlo considerare, come
nell'analisi classica, una notazione monolitica in cui le varie parti sono
singolarmente prive di significato e sopravvivono solo come fossili
dell'era infinitesimale. Come esempio, intendo mostrare come la
formula di sostituzione degli integrali diventi il risultato immediato di
un semplice passaggio algebrico, che può essere visualizzato in modo
suggestivo mediante l'uso di microscopi non standard.
2 DEFINIZIONI "ANFIBIE" NELL'ANALISI NON STANDARD
Da oltre vent'anni mi sono convertito all'insegnamento del nuovo
calcolo col metodo degli infinitesimi secondo Robinson, convinto della
superiorità didattica e del fascino dei metodi infinitesimali. In questo
percorso mi sono progressivamente allontanato persino dalle
trattazioni ormai classiche dell'analisi non standard. Molte trattazioni
dell'analisi non standard sono infatti "anfibie", nel senso che, pur
usando gli infinitesimi e gli infiniti, continuano a seguire
sostanzialmente lo stesso percorso dell'analisi classica e a imitarne
persino le definizioni, invece di riscoprire il percorso più diretto e
naturale del vecchio calcolo infinitesimale. Per esempio, grazie agli
infinitesimi è possibile definire il differenziale di una funzione continua
nel punto x e relativo all'incremento infinitesimo non nullo dx
f
secondo l'antico e semplice significato di incremento:
df ( x ) f ( x dx ) f ( x ) .
6 III Giornata di studio
Nel caso poi in cui sia anche derivabile in x, allora, essendo
f
df f dx)−f x
(x) (x+ ( ) ' ,
= ≃f (x )
dx dx
si ha che
df (x) '(x ε ,
=f )+
dx
da cui
df ' dx dx .
(x )=f (x) +ε
df ( x ) f ( x ) dx
Dunque, e differiscono per un infinitesimo di ordine
superiore a , fatto che indico con la scrittura 1
dx
df ' dx .
(x )∼f (x)
Nella maggior parte dei testi di analisi non standard il differenziale
viene invece definito esattamente come
df ' dx .
(x )=f (x)
Si tratta, a mio parere, di una scelta assurda, che trova una
giustificazione unicamente nell'abitudine. La definizione è infatti la
stessa dell'analisi standard, dove, in quel caso, è però un numero
reale e dove la mostruosa definizione di differenziale come funzione
lineare dell'incremento è giustificata esclusivamente dal voler evitare
l'uso degli infinitesimi. Mi piace paragonare il mantenimento delle
x ~ y
1 Più in generale indico con la scrittura il fatto che i due numeri iperreali
x e y hanno un rapporto infinitamente vicino a 1 o, che è la stessa cosa, che
la loro differenza è infinitesima rapportata a ciascuno di essi. Ho deciso da
anni di indicare questo fatto affermando che i due numeri sono indistinguibili.
In particolare, due infinitesimi sono indistinguibili se e solo se differiscono per
un infinitesimo di ordine superiore. Due finiti non infinitesimi sono invece
indistinguibili se e solo se sono infinitamente vicini e due infiniti sono
indistinguibili se e solo se differiscono per un numero finito o per un infinito di
ordine inferiore.
Analisi non standard nelle scuole superiori 7
definizioni standard come quella di differenziale, pur avendo a
disposizione gli infinitesimi, alla sfera celeste che Copernico e Keplero
hanno continuato a invocare anche dopo aver affermato che non sono
le stelle a ruotare ma la terra, e quindi dopo che non c'era più alcuna
necessità di un mezzo meccanico che tenesse saldamente ancorate le
stelle.
Riguardo alla definizione di integrale, trovo insoddisfacente il
formalismo utilizzato per la sua definizione, che, a mio avviso, non
rende sufficientemente giustizia alla notazione di Leibniz.
f :[a , b]→ℝ
Data una funzione limitata , per ogni suddivisione
[ a
, b ]
dell'intervallo in un numero (ipernaturale) infinito N di parti
a x x x ... x b
infinitesime mediante i punti di suddivisione 0 1 2 N
(ottenuta come estensione iperreale di una suddivisione standard) si
N 1
f ( x ) x x x x
considera la somma , dove . Se accade che tale
i i i i 1 i
0
somma sia finita e abbia sempre la stessa parte standard,
indipendentemente dalla suddivisione, (cosa che accade ad esempio
per le funzioni continue) si definisce allora
b
N 1
f ( x ) dx st f ( x ) x .
i i
0
a
Trovo assai infelice questa definizione che, proprio come nell'analisi
standard, riduce il simbolo di integrale a un oggetto monolitico in cui
le varie parti non hanno un significato proprio. Soprattutto, non
f ( x ) dx
consentendo di considerare un prodotto e una somma, come
invece accadeva nel calcolo di Leibniz, impedisce quell'uso
estremamente efficace dell'integrale a cui fisici e ingegneri non hanno
in realtà mai rinunciato.
8 III Giornata di studio
3 PROPOSTA PER RESTITUIRE AL SIMBOLO DI INTEGRALE
IL SIGNIFICATO DI SOMMA E PER POTERLO MANIPOLARE
ALLA LEIBNIZ
Un vecchio amico d'infanzia, incontrato per strada dopo anni,
saputo che insegnavo matematica mi disse: «Allora insegnerai anche
le derivate e gli integrali, vero? Mi ricordo dal liceo che le derivate
avevano a che fare con gli esponenti e gli integrali con le aree... ».
Questa frase, pronunciata con leggerezza nel breve tempo di un
saluto da una persona di indubbia intelligenza, mi colpì
profondamente. Soprattutto, mi convinse che, insieme alle definizioni
strettamente matematiche, era giusto dare agli studenti anche quelle
pseudo definizioni il cui scopo è esclusivamente evocativo e che sono
forse le ultime a essere dimenticate da chi non continua gli studi
scientifici e che rimangono comunque una guida importante per
l'intuizione per chi li prosegue. L'associazione integrale/area era stata
certamente meno infelice di quella derivata/esponente, che si riferiva
senz'altro a ricordi confusi di derivate di polinomi, ma, in
quell'occasione, mi trovai a riflettere sul fatto che anche
l'associazione integrale/area non rendeva giustizia all'idea di
integrale che dovrebbe rimanere nella mente anche dopo che si sono
irrimediabilmente dimenticate tutte le regole di calcolo. Dovendo
riassumere in poche parole l'idea fondamentale che sta dietro ogni
operazione di integrazione mi verrebbe da dire una frase del tipo:
"L'idea fondamentale del calcolo integrale è quella di esprimere
l'intero come somma di infinite parti infinitamente piccole. Ogni parte
infinitesima racchiude però la stessa difficoltà di calcolo dell'intero e il
passo decisivo è quello di sostituire ogni parte infinitesima con una
indistinguibile più semplice, in modo da riuscire a portare a termine il
calcolo ottenendo un risultato infinitamente vicino a quello esatto."
Appassionandomi al nuovo calcolo con gli infinitesimi ho pensato
che, con qualche minimo aggiustamento, avrei potuto trasformare
questa pseudo-definizione in una vera definizione. I testi di analisi
non standard mi hanno però deluso per via di quella definizione di
integrale di una funzione come parte standard di una somma infinita
Analisi non standard nelle scuole superiori 9
di infinitesimi che, come ho già osservato, riduce il simbolo di
integrale a un oggetto monolitico, proprio come nell'analisi classica.
Dopo aver cercato per diverso tempo una soluzione a questo
problema, sono arrivato alla seguente sistemazione, che propongo da
vent'anni ai miei studenti. N
Indico la somma di un numero infinito N di infinitesimi con
• i
1
N
invece che con e lo chiamo già integrale degli ,
i
k
1
riservando il simbolo di sommatoria al caso in cui gli addendi di
indice finito siano non infinitesimi, come nel caso delle serie.
Ricavo (o più semplicemente enuncio) il teorema che afferma
• N N
∫ ∫
ε δ
~
che se allora si ha che . In particolare , se
2
∼
i i i i
1 1
N N N
∫ ∫ ∫
ε ε δ
è finito, allora .
≃
i i i
1 1 1 [ a
, b ]
per ogni suddivisione dell'intervallo in infinite parti
•
a x x x ... x b
infinitesime mediante i punti , indico
0 1 2 N
dx x x
con la differenza infinitesima , che chiamo
i i 1 i
x
differenziale, riservando il simbolo al caso di differenze
i
standard o comunque non infinitesime.
Enuncio il teorema che afferma che per una funzione continua
• f :[a , b]→ℝ [ a
, b ]
, per ogni suddivisione dell'intervallo in
infinite parti infinitesime mediante i punti
N 1
a x x x ... x b f ( x ) dx
, si ha che l'integrale ha
0 1 2 N i i
0
sempre la stessa parte standard.
2 Vedi nota (1)
10 III Giornata di studio
Quando mi riferisco alle parti standard, convengo di scrivere
• a=b a≃b
invece di .
N 1
f ( x ) dx
Essendo la parte standard di indipendente da N e
• i i
0
dalla particolare suddivisione, ma dipendendo solo da e
f
b
f ( x ) dx
[ a
, b ]
dall'intervallo , uso la scrittura neutra , la quale
a
N 1
f ( x ) dx
eredita tutte le proprietà di indicando appunto una
i i
0
qualsiasi di queste somme che, ai fini della parte standard,
risultano tra loro equivalenti.
4 UN ESEMPIO: LA FORMULA DI SOSTITUZIONE NEGLI
INTEGRALI
Come esempio dell'uso di questo formalismo voglio illustrare il
modo in cui propongo in classe la formula di sostituzione per gli
integrali, alla quale preferisco arrivare in modo diretto, dandone
anche una suggestiva immagine geometrica, invece di dedurla dalla
formula della derivata di una composizione e dal teorema
fondamentale del calcolo integrale.
Comincio di solito con l'affrontare un caso particolarmente